Costellazioni animali ad approccio animologico immaginale

Quando fai un discorso in pubblico cerchi sempre di dire tutto ciò che hai da dire, ma inevitabilmente alcune riflessioni vengono fuori dopo. Ciò accade per le interiezioni che ci sono quando cerchi un dialogo con gli altri. Un dialogo che non per forza è fatto di parole, ma anche e soprattutto degli sguardi di chi ti ascolta.

Anche le costellazioni sono un dialogo, un dialogo con una parte di noi che non conosciamo o che abbiamo dimenticato. Le costellazioni di gruppo parlano in pubblico di noi, e anzi chiediamo loro e al pubblico di raccontarci ciò che in linea di massima ci sfugge di noi stessi. Perciò c’è bisogno di fare un atto di fede nei confronti del gruppo che si viene a creare ed è così che ieri sera, dopo aver parlato delle costellazioni animali, mi è venuto in mente che alla loro base, più che un gruppo, c’è un branco.

Costellazioni animali – branco e campo informazionale

Il branco non è un generico gruppo “X” formato da un tot di persone, ma un gruppo dove gli individui che ne fanno parte si mettono nelle mani (zampe) degli altri. Ciò è fondamentale nelle costellazioni, dove ognuno ha un ruolo ben preciso da portare a termine. Proprio in quel momento, in quel frangente di vita in cui si decide di fare branco, è necessario che il gruppo sia ben compatto.

Fare branco è importante anche per il campo informazionale (o morfogenetico) scoperto e teorizzato dal biologo inglese Shaldrake. Gli animali lo usano per scambiarsi informazioni: alcune specie lo fanno più di altre, come pesci e uccelli, quando in maniera molto fluida cambiano formazione o direzione. È il loro modo di connettersi gli uni agli altri e lo usano anche tra specie diverse.

Vi siete mai chiesti perché ci sono sempre più casi di cani e gatti che convivono pacificamente rispetto ad una volta, tanto che era diffusissimo il detto “essere come cane e gatto”? Perché quando c’è stato un tentativo andato a buon fine di convivenza tra le due specie, l’informazione è passata di cane in cane e di gatto in gatto tramite il campo informazionale. Così altri cani e altri gatti hanno iniziato a fare esperienza di vivere serenamente insieme. La natura è piena di innumerevoli tentativi e prime esperienze. Si tende definire il cambiamento a catena dei comportamenti “per imitazione”, e l’imitazione avviene sempre grazie ad uno scambio di informazioni.

La relazione tra uomo e animale

Sebbene le costellazioni animali possano sembrare per pochi, poiché non tutti hanno animali in casa, in realtà io non la vedo proprio così. Innanzitutto come già detto sopra non includono esclusivamente il campo informazionale della specie umana, bensì di tutte le specie animali, e quindi porta con sé un notevole bagaglio di informazioni in più.

Inoltre non è necessario avere un animale in casa per fare costellazioni animali. Infatti, su un livello diverso da quello della dinamica famigliare si può lavorare sull’avversione o sulla fobia nei confronti di un particolare animale, o al contrario sull’attrazione verso una determinata specie, che di solito si rivela essere un animale totem o di medicina portatore di determinate idee, valori e principi.

 

Dobbiamo ricordare costantemente che gli animali accompagnano DA SEMPRE la vita dell’uomo. Dagli esempi più pratici e cruenti come la consuetudine di cacciarli per mangiarli, farne pellicce e utensili atti alla mera sopravvivenza, a quegli esempi di saggezza popolare, storie, leggende nelle quali gli animali venivano portati su un vassoio d’argento come archetipi e deità, basti pensare alle favole di Esopo e alle divinità egizie.

Studi recenti hanno inoltre confermato che esisteva una differenza sostanziale tra l’homo sapiens e l’uomo di Neanderthal: quest’ultimo non riuscì mai ad entrare in stretta relazione con un animale, come invece fece l’homo sapiens con il cane, cosa che potrebbe aver contribuito in modo determinante alla sua estinzione.

Capite quanto sia fondamentale il ruolo degli animali nelle nostre vite? Tutto ciò non sempre riesce ad essere chiaro, poichè viviamo in un mondo che abbiamo costruito sempre più a misura nostra. Questo mondo purtroppo non tiene conto delle capacità e delle esigenze fisiologiche, cognitive ed emotive degli animali.

Anima-li ed approccio animologico-immaginale

Nell’approccio animologico-immaginale credo sia chiaro che si prende in considerazione l’anima. Le nostre e le loro. Prima di continuare a leggere, fermatevi per un momento, chiedetevi cos’è l’anima e come la definireste. È stato facile?

Durante il mio percorso formativo ho imparato ad individuare l’anima come quella parte di me che è eterna, che ricorda, che prova emozioni e ama fare, che è sempre unita allo spirito; quella parte di noi portatrice di idee, principi e valori, sempre all’interno del nostro essere. Insieme accompagnano in questa vita il nostro io anagrafico all’interno del nostro corpo fisico.

Per provare che gli animali hanno l’anima basta chiedersi se provano emozioni: mi pare intuibile che la risposta sia si, basta pensare alla gioia che un cane dimostra quando ci fa le feste.

Da qui si può capire come lavorare anche su tutti gli altri aspetti che riguardano l’anima e l’animale, non dimenticando le potenzialità dello spirito (idee, principi e valori) degli animali, come ad esempio la fedeltà del cane, la paura del coniglio, il coraggio del leone o la furbizia della volpe.

Affermare che anche gli animali hanno un’anima significa scendere di qualche gradino e metterci sempre di più sullo stesso piano. Un piano che ci permette di sentirli, ascoltare cosa hanno da dirci e apprendere anche da loro. Un piano che ci rimette in connessione con la Natura, senza togliere niente alla nostra natura umana.

Ecco perché è importante avere ben chiaro cosa tratta l’approccio animologico immaginale e perché è di grande sostegno sia per l’uomo che per gli animali. Per me lavorare con gli animali significa prenderli in considerazione anche dal punto di vista emozionale e spirituale.